“M.M.C.A.” polittico poetico in omaggio a:
Michelangelo, Masaccio, Caravaggio, Artemisia Gentileschi.
(Liberamente ispirata all’opera di Michelangelo: Il giudizio universale (1536 – 1541) Roma – Cappella Sistina)
1 Eterna Io
spellata, squagliata, spogliata
agorafobica che si diletta al gioco della conta
con turpiloqui e moti ascensionali,
alternati a cadute nella fossa.
2 Eterna Io
strillata, silenziosa
relegata nell'ultima stanCa della Casa.
Censurata nella parola
e dalle braghe sparse a terra.
Pagherete un tot a personaggio.
3 Eterna Io
stupida
dall'ego smisurato
e ora degradata a umanità mista.
Resurreggi-Mi'(chele),
dalla fase tri-polare del favo galleggiante.
(Liberamente ispirata all’opera di Masaccio: Cacciata dal paradiso terrestre (1424) Firenze – Santa Maria del Carmine)
Ruvidità nelle carni
e nelle intenzioni;
quelle del Masaccio.
Le nostre carni aperte
un passaggio di bici Lazzare,
l'ultima ronfata,
la Tua
sul mio collo di colpa
che ci ha degradato
a due vecchi nel non ritorno.
(Liberamente ispirata all’opera di Caravaggio: Vocazione di San Matteo (1599) Roma – San Luigi dei Francesi)
Bitume, olio, polvere
candelabri-O, r-Umori.
Diventerò luce e puttana,
alcolista, Sodoma e Gomorra,
per scopare quel vecchio
che porge la mano livida
sulla spalla eterea.
Tira
issa
sfonda
e infine
taglia quel che sei sullo specchio!
In verità non si può scrivere di Caravaggio, di Van Gogh e di Pollock!
-Ti sta chiedendo di entrare
-Eh sono mesi che me lo chiede
Ora basta,
finisce con R E S P I R O C O R T O
e 1500 euro.
Giuditta e Oloferne di domenica pomeriggio 27 maggio 2014
(Liberamente ispirata all’opera di Artemisia Gentileschi: Giuditta e Oloferne (1620) Firenze – Galleria degli Uffizi)
Nel nostro essere tredicenni -e non diciottenni Artemisiche Giuditte-;
il nostro Oloferne oggi, avrebbe ben più vita malata che non ora, lì, sulla tela immortale,
così sarebbe non decollato, ma sgozzato nel sangue dalla pubblica onta.
Il suo pene moscio lo ricordo con orrore.
La sua forza bruta mi pu(l)zza ancora sulle mani e le tempie.
La mia ancella; il bodyguard che mi salvò in quel tempo delle domeniche pomeriggio di gennaio, coi primi razzi laser.
A lei non fa schifo il gesto dello sgozzarlo.
A lei fa schifo lui.
Semplicemente.
A lei fa schifo lui, nel mentre tentenna e torna indietro sulla giugulare, per poi incalzare di nuovo la spada a tranciare il collo.
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